Il
28 dicembre del 2011 alcuni caccia dell’aviazione turca hanno
attaccato il villaggio di Roboski nel distretto di Uludere, alla
frontiera con il Kurdistan iracheno, massacrando 34 civili, quasi
tutti giovani tra i 12 e i 20 anni.
Un
gruppo di una quarantina di persone, di cui solo 3 sonsopravvissute,
partito per il confine era stato fermato da alcuni soldati durante il
tragitto e poi bombardato dagli F-16 dell'aviazione turca.
cosa molto comune in quella zona. Le vittime sono state arse e sfigurate dalle esplosioni.
Il
governo turco dichiarò in un primo momento che erano stati colpiti
guerriglieri armati del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) .
Le autorità ammetteranno, in seguito, che le vittime
erano”contrabbandieri ” civili che operavano nel Kurdistan al
confine tra Turchia e Iraq.
In quella zona spesso non c'è altro lavoro possibile. La guerra e la repressione dello Stato turco, che ha disseminato mine in tutta la zona di confine, hanno reso quasi impraticabili l'allevamento e l'agricoltura che erano le uniche risorse della regione.
Il massacro è avvenuto con l'impiego di Droni, cioè "Aeromobili a pilotaggio remoto" forniti dagli Stati Uniti alla Turchia. Tali velivoli già in passato si erano rivelati pericolosissimi, ed avevano provocato la morte di civili del tutto estranei ai conflitti.
La
prima indagine ufficiale sul massacro è stata criticata e definita
“priva di credibilità” da diversi organismi internazionali di
difesa dei diritti umani. Il 27 marzo 2013, un anno e mezzo
dopo la strage, la Commissione dei Diritti Umani del Parlamento
turco ha approvato una relazione che ancora una volta non è
riuscita a far luce sulla strage . Il rapporto ha concluso che non vi
è alcuna responsabilità di chi ha ordinato l’attacco e definisce
la strage come “incidente”.
A
gennaio 2014 un tribunale militare di Ankara, dopo 15 mesi di
‘inchiesta‘, ha prosciolto i cinque ufficiali sotto processo per
la morte dei 34 civili kurdi.
Nella
sentenza il tribunale militare di Ankara si dichiara incompetente a
giudicare relativamente all’esposto presentato dai familiari delle
vittime. Il tribunale sottolinea che
“i
membri delle forze armate turche hanno agito nel quadro delle
decisioni adottate dal consiglio dei ministri..”.La strage viene
definita un “errore inevitabile” compiuto dai soldati
“nell’esercizio delle loro funzioni”.
I
familiari delle vittime hanno fatto sapere che se i loro ricorsi alla
Corte Costituzionale turca non avranno esito positivo si rivolgeranno
alla Corte Europea dei Diritti Umani.
Per
tre anni i parenti delle vittime hanno chiesto giustizia, viaggiando
per tutta la Turchia e recandosi anche in Parlamento. Il governo
voleva pagare degli indennizzi ma loro hanno rifiutato chiedendo che
fosse fatta giustizia.
Il
26 dicembre scorso le famiglie dei 34 civili massacrati, si sono
recate sulle tombe dei loro cari e hanno protestato per la 156esima
settimana per chiedere giustizia. Veli Encu, fratello di una delle
vittime e parente di altre 11, ha invitato la gente a Roboski per
commemorare l'anniversario della strage dicendo: “un processo di
pace senza che gli assassini di Roboski siano chiamati a rendere
conto, non è sincero” “chiediamo ancora una volta alle autorità
di perseguire i responsabili del massacro.” Invece di dire 'se c'è
la pace, Roboski sarà risolta', diciamo 'se Roboski viene risolta ci
sarà la pace'.
Encu
ha condannato gli attacchi della polizia contro gli studenti che
hanno istituito stand in varie università per commemorare il
massacro di Roboski, aggiungendo che mentre il governo dell’AKP
continua a sparare contro i bambini sulle strade, sta usando il
sistema giudiziario per scagionare i responsabili del massacro.
Encu
ha concluso invitando tutti all’anniversario della strage.
Le
famiglie delle vittime di Roboski vogliono verità e giustizia. Hanno
invitato gruppi internazionali, associazioni, istituzioni e persone
ad unirsi a loro nella ricerca della giustizia e della verità!